L'UE mira a ridurre gli sprechi alimentari e tessili

2025-02-28
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La Venere degli Stracci , scultura di Michelangelo Pistoletto che critica il consumismo (Piazza del Municipio, Napoli)

Il Consiglio europeo e il Parlamento hanno concordato di ridurre gli sprechi alimentari e tessili nell'Unione europea (UE). Gli sprechi alimentari saranno soggetti a obiettivi di riduzione vincolanti da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030. I tessili saranno soggetti a una tassa sui rifiuti che dovrà essere pagata dai produttori e dai marchi di moda.
L'accordo sulla riduzione degli sprechi alimentari stabilisce l'obiettivo di una riduzione del 10% nella lavorazione e produzione alimentare e del 30% pro capite nel commercio al dettaglio, nei ristoranti, nel catering e nelle abitazioni.
Questi obiettivi, i primi stabiliti a livello UE, saranno misurati in base allo spreco medio annuo generato tra il 2021 e il 2023. Attualmente, i paesi UE generano collettivamente quasi 60 milioni di tonnellate di spreco alimentare  , equivalenti a 130 chilogrammi per cittadino europeo.
L'accordo incoraggia anche la donazione volontaria di alimenti invenduti ma ancora idonei al consumo umano, una pratica già in atto in diversi Paesi europei.
Per quanto riguarda la riduzione degli sprechi tessili, l'accordo renderà i produttori e i marchi di moda responsabili del pagamento di una tassa per cofinanziare la raccolta e il trattamento degli scarti tessili. Questa tassa varierà in base alla durabilità e alla riciclabilità dei prodotti e mirerà a scoraggiare la produzione eccessiva di fast fashion, in cui i capi vengono scartati prima di aver raggiunto la loro piena durata.
La produzione e il consumo di prodotti tessili e di abbigliamento sono tra le attività più inquinanti al mondo: generano ogni anno 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti nell'UE, equivalenti a 28 chilogrammi per cittadino europeo.
In base alla normativa vigente, gli Stati membri dell'UE sono tenuti a istituire sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti tessili già dal 1° gennaio di quest'anno.
Gli accordi provvisori ora raggiunti tra la Presidenza del Consiglio e i rappresentanti del Parlamento europeo devono essere ratificati da entrambe le istituzioni prima del processo di adozione formale. Una volta approvati, gli Stati membri dovranno aggiornare la propria legislazione nazionale per conformarsi alle nuove norme. 

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